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26. Dalla sezione aurea alla regola dei terzi (ebbene sì… non poteva mancare)

Faccio uscire per qualche riga l’ingegnere che c’è in me… chiedo perdono! La sezione aurea è un rapporto di proporzioni rappresentato da un numero irrazionale che si può approssimare con 1,62. In altri termini la proporzione aurea si può rappresentare come una proporzione di segmenti in cui il segmento totale (a+b) sta al al segmento più lungo a come questo sta al segmento più corto b.  Le sue proprietà geometriche e matematiche e la frequente riproposizione di questa proporzione in ambiti naturali hanno per secoli suscitato nell’uomo una sorta di apparente conferma dell’esistenza di un ordine superiore, divino.Filosofi e artisti hanno ritrovato in questa proporzione un canone di bellezza superiore e hanno quindi , per secoli, cercato di riproporla in architettura scultura e pittura. L’uomo Vitruviano, La Gioconda sono solo alcuni esempi famosissimi di come queste proporzioni sia applicate per rendere armonioso il soggetto. La stessa serie di Fibonacci già accennata in precedenza, e rappresentata da una spirale è un esempio di proporzione aurea. In fotografia se vogliamo rappresentare la sezione aurea su una griglia utile a posizionare elementi nel fotogramma otterremo una suddivisione già o meno così. Simile alla suddivisione della sezione aurea ma in qualche modo semplificata, ecco la celeberrima amatissima e odiatissima regola dei terzi. Le suddivisioni di queste griglie vogliono essere un aiuto a posizionare il soggetto in punti focali dell’immagine, punti in cui si concentra l’attenzione dell’osservatore. Alberi nel parco nazionale di yellowstone. ecco un’ immagine costruita  secondo la griglia dei terzi. Il soggetto, l’albero secco,  inserito su una delle linee dei terzi verticali costruisce una immagine dinamica e piacevole.  Anche la leggera direzione diagonale dell’albero trasmette un piacevole dinamismo. La punta dell’albero si spinge poi verso punto focale superiore destro.  Anche la linea di orizzonte rappresentata dalle punte degli alberi è posta su una delle linee dei terzi.

25. COMUNQUE CI SAREBBERO ANCHE I BORDI!

OVVERO IL SOGGETTO INTERROTTO 😉 Anche i bordi dell’immagine possono essere sfruttati. Abbiamo sempre la tendenza a cercare di far rientrare l’intero soggetto all’interno del fotogramma, il che di per sé è spesso una gran bella idea! Avete presente le foto delle persone dove manca un pezzetto di testa o la punta dei piedi!? Quella è una cosa fastidiosa assai e spesso è dovuta al fatto che ci concentriamo solo sulla parte centrale del fotogramma e non badiamo molto al bordo. Male…malissimo! Tagliare il soggetto in molti casi è proprio orribile!MA… se invece a volte fosse una buona idea?! Nella fotografia di paesaggio potrebbe essere un costrutto vincente. Mi spiego:se il nostro occhio non vede la fine di un soggetto, potrà pensare che quel soggetto continua, potenzialmente all’infinito. Sarà il nostro buonsenso e la nostra esperienza della realtà a suggerirci che ci sarà una fine, ma non sappiamo esattamente quando e dove. In questo modo, in un certo senso, possiamo “aumentare” la percezione della dimensione di un soggetto non inserendolo tutto nell’immagine. (ragazzi non inizaite a pensare male!)Ebbene sì possiamo un po’ trucciare con la fotografia, non inserendo la fine o i bordi del soggetto ma lasciando spazio all’immaginazione. Ecco che quindi, ad esempio, per trasmettere la sensazione di vastità di una vallata, invece che cercare di inserirla tutta nell’immagine rischiando di far sparire il soggetto, potremmo concentrarci su una sola parte. L’immaginazione dell’osservatore in un certo senso proseguirà l’immagine, moltiplicando ed ampliando quello che noi abbiamo rappresentato. Come sempre non serve mettere troppo. Nella foto della cascata non si vedono le rocce intorno al flusso dell’acqua. Non abbiamo informazioni sulla dimensione vera della cascata. E la dimensione dell’omino ci suggerisce che sia molto grande. In realtà la cascata finisce appena dopo i bordi verticali della fotografia. Ma se io ne avessi inserito la fine la sensazione trasmessa sarebbe stata molto meno potente. Che dite?!

Elisabetta Rosso vincitrice concorso fotografico National Geographic - Islanda - Paesaggi

24. RIEMPIRE, SVUOTARE E LA METAFORA DELLA SCUOLA-PARTE 2

Svuotare spesso è cosa assai saggia, perchè si sa: LESS IS MORE!Svuotare l’immagine, quindi, significa utilizzare una costante pressoché neutra o molto ripetitiva ma di poco impatto visivo che serva a fare sì che l’occhio dell’osservatore non si distragga ma venga immediatamente catturato dal soggetto. In questo caso il soggetto potrebbe anche essere molto piccolo o molto defilato. Vedremo più avanti come la posizione del soggetto nei diversi punti del fotogramma possa avere effetti molto diversi. Questo tipo di costrutto, uno dei miei preferiti, se utilizzato bene può essere molto suggestivo ed evocativo.Svuotare può anche voler dire togliere. Togliere elementi può semplificare e ripulire l’immagine. Selezionate con cura cosa inserire e abituatevi a togliere il superfluo. Molte volte quando si parla o si scrive utilizzare poche frasi incisive è molto efficace. Spesso poche parole sono molto più incisive di un lungo discorso. Lo stesso per le fotografie. ESEMPIO: A volte svuotare l’immagine può essere un espediente utile quando non ci sono altre soluzioni. State passeggiando e avete montato sul corpo macchina una lente corta. Ad un certo punto in lontananza spiccano il volo degli uccelli che si stagliano nel cielo. Impensabile cambiare lente in tempo, allora proviamo a utilizzare le nostre nozioni di composizione per realizzare un’immagine che sia suggestiva anche se il soggetto, in questo caso gli uccelli in volo, risulta molto piccolo per via della lente. Sfruttiamo la sagoma degli uccelli e un cielo neutro per realizzare un buono scatto. E’ importante cercare di realizzare la migliore immagine possibile con gli strumenti e le condizioni che abbiamo a disposizione in quel momento. Insomma invece di strapparci i capelli perché abbiamo lasciato il lungo tele a casa, proviamo a inventarci qualcosa di buono con quello che abbiamo a disposizione! La conoscenza di diverse tecniche e costrutti fotografici può essere molto utile in questo senso!!!

23. RIEMPIRE, SVUOTARE E LA METAFORA DELLA SCUOLA-parte 1

Ebbene sì.. ricomincia la scuola e ricomincia anche Sopravvivenza! E non si poteva che iniziare con una metafora scolastica.Avete presente il tema in classe? Voi siete di quelli che scrivono (o scrivevano) mezza paginetta oppure di quelli da 4 fogli protocollo e mezzo?! (io mezza paginetta e poi facevo gli spazi larghi e aggiungevo degli aggettivi 😂)Bene anche in foto possiamo immaginare di avere davanti un foglio bianco: il nostro fotogramma. E un tema: quello che vogliamo fotografare.Possiamo quindi scegliere di dilungarci molto, mettere un sacco di dettagli e quindi riempire moltissimo il nostro fotogramma (possiamo anche riempirlo ribadendo sempre le stesse cose) oppure puntare all’essenziale e dire solo le cose che riteniamo necessarie.Insomma possiamo pensare di RIEMPIRE il fotogramma oppure di SVUOTARE il fotogramma.Queste sono due tecniche compositiveun po’ estreme ma anche due stili di fotografia diversi. Attenzione: sia un fotogramma molto pieno che uno molto vuoto sono difficili da gestire.Ma analizziamo un pezzo per volta: RIEMPIMENTOSpesso una costruzione di questo tipo può essere fatta con soggetti che si ripetono (alberi, filari, montagne, animali…). L’immagine potrà in alcuni casi risultare quasi astratta. Il concetto di PATTERN è un esempio di questo metodo: riempire l’immagine di elementi ripetitivi. (diciamo e ridiciamo la stessa cosa) Uno spunto interessante è quello di spezzare questa ripetizione con un elemento di “rottura”, cioè diverso dagli altri.Se invece, riempiendo l’immagine vogliamo, raccontare un luogo o una situazione in maniera meno astratta o concettuale, ma più realistica, abbiamo bisogno di indirizzare l’occhio dell’ osservatore. Lo sappiamo: se gli elementi sono troppi il rischio di confondere l’osservatore è facile. (l’effetto MMMMMM della lezione 5 è dietro l’angolo) Cerchiamo di sfruttare allora alcune delle regole di compositore di cui abbiamo parlato prima per fare in modo che l’occhio di chi guarda la nostra immagine non si perda e sia confuso dalla grande quantità di informazioni ed elementi che si trovano nella foto, ma riesca ad essere indirizzato.

22. L’estate del 2020

La fotografia richiede tempo ed attesa, ebbene sì c’è stata una lunga pausa. Ma a volte è necessario. Una pausa per riflettere e decidere che fare, una pausa per nuovi progetti, una pausa per ritrovare entusiasmo. L’estate del 2020 certo sarà ricordata a lungo e chi l’ha vissuta in prima persona come la vuole ricordare?! Così mi sono presa tanto tempo e ho cercato di vivere a pieno questi momenti. Ebbene sì: vivere i momenti prima di fotografare. Capire le proprie mozioni. Crogiolarsi.Ho trascorso un’estate con un senso di solitudine e una voglia di condivisione. E così il senso di solitudine ha fatto sì che non scrivessi nulla per molto tempo… ma poi arriva la voglia di condivisione. Così eccola qui: condividiamo la nostra estate 2020? Raccontiamoci i nostri sentimenti attraverso le immagini. Ho messo un’immagine semplice che per me racchiude, per me, tutto il senso di questo periodo: un’estate indimenticabile e inequivocabile!Mandatemi se vi va le vostre foto… collezioniamo i sentimenti di questa estate 2020. E a settembre si torna con tanti nuovi contenuti!

21. La delicatezza, vi prego, prima di tutto!!!

Oggi prima di iniziare il workshop di composizione in studio mi sono svegliata con questa riflessione… Avete presente quelle persone che urlano sempre? Qualsiasi cosa vi dicano o di qualsiasi argomento parlino? Oppure quelle persone che vi toccano in continuazione mentre parlate con loro?! Ecco quelle persone che nella loro comunicazione sono talmente eccessive (e di conseguenza moleste) che neanche riuscite a concentrarvi su quello di cui stanno parlando!? Il contenuto sparisce in un mare di eccessi… Ecco alcune fotografie (e alcuni fotografi) sono così!!! Avete presente quel contrasto al 2800%? Quella saturazione 8000% sempre e comunque? Quei cieli fosforescenti e l’erba radioattiva? Oppure i ritratti in cui la gli occhi sono talmente bianchi che sembrano alieni e la pelle sembra quella di una bambola gonfiabile!? Avete presente? Ecco e non sto parlando di foto volgari perché lì si aprirebbe un fantastico capitolo pieno di soddisfazioni! No sto parlando dell’eccesso sempre e comunque perché la foto sia inevitabilmente “acchiappante“. Che poi faccia schifo non importa! Ecco… anche no!! Sia chiaro io sono una Superfan della post-produzione efficace e mirata a trasmettere un messaggio credo che la foto inizi nella testa e finisca con lo sviluppo, ma efficace… no ad minchiam. Ecco credo che oggi parlerò di delicatezza e senso della misura… che è cosa tanto bella e sottovalutata! Ecco prendete la barca a Djupavic e applicate filtri a volontà: fa schifo! Che ne dite?!

20. QUINTE

Naturalmente dopo le cornici non potevano mancare le quinte! Che sono allora queste strutture? Analizziamo il termine quinta in teatro. (Ehh già perché alla fine le forme d’arte si legano sempre in qualche modo!) La quinta è un elemento scenico decorato, dipinto o neutro che posto lateralmente ai due lati del palcoscenico, descrive un ambiente lasciando uno spazio, fra ogni elemento, per ingresso in scena degli attori o cose, attrezzi. Fra una quinta e un’altra possono entrare anche fasci luminosi detti “tagli”. Le quinte possono essere parallele al boccascena o inclinate tipo spina di pesce per avere una “fuga prospettica” verso il centro. Si intende quindi quinta in fotografia, generalmente un elemento normalmente più vicino a noi e normalmente laterale rispetto al soggetto, che serve, in modo funzionale, a dare una maggiore profondità all’immagine e una più forte connotazione spaziale. Posizionando all’interno dell’immagine un elemento più vicino siamo immediatamente coinvolti nell’immagine dell’immagine. Anche in questo caso l’elemento che fa da quinta non deve essere troppo “ingombrante”. Di nuovo: alberi, elementi architettonici o addirittura persone, possono essere funzionali a questo scopo. La fotografia risulterà più dinamica e in un certo senso più tridimensionale.

19. PRENDIAMO IN MANO QUELL’ACCIDENTI DI MACCHINA FOTOGRAFICA…DAI!!!

Car amici… ora vi scrivo qualcosa di personale: sopravvivenza è nata in un periodo molto difficile, è nata davvero un po’ per sopravvivere, mentalmente soprattutto, all’impossibilità completa di lavorare! Perché quando ti occupi di viaggi, di corsi e di matrimoni e arriva la pandemia allora è un proprio un pasticcio. Però non potendo stare con le mani in mano è nata Sopravvivenza che è stata una sorta di dichiarazione di resilienza che è un concetto molto bello: 1. Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. 2. In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Ecco, ma dopo averne prese diverse di botte è ora di alzare la testa!!! Perché sopravvivere va bene, ma vivere è meglio. E per come sono io vivere significa ricominciare a uscire, a fotografare, a vedere persone, a condividere, a fotografare e soprattutto a viaggiare ( e fotografare..l’ho già detto?!) E così con orgoglio piano piano ecco i nuovi appuntamenti, i nuovi viaggi, i nuovi corsi e le nuove esperienze. E il primo che vi propongo non poteva che essere: Viaggio Fotografico in Islanda dal 19 al 27 Febbraio 2021 Se invece vi piace Sopravvivenza e avete voglia di approfondire ci vediamo qui da me a fine mese: Workshop di composizione fotografica – 27 giugno nel mio studio vicino a Torino… così ci si vede di persona alla faccia della pandemia ( ma in sicurezza ehhhh)! Stay tuned che non finisce qui!!!

18. NOIOSISSIMA LEZIONE SULLE CORNICI…CON FINALE A SORPRESA!

Proviamo ora a introdurre altri elementi che ci possono aiutare nella costruzione di un’immagine. Oggi parliamo di cornici. Riquadrare o incorniciare una parte di ciò che vediamo è un utile strumento per dare enfasi e sottolineare quale sia la parte più importante dell’immagine: il vero soggetto della fotografia. Così come in un quadro o in una foto appesi ad un muro, la cornice deve enfatizzare senza togliere importanza al soggetto, deve sottolineare senza distrarre. La cornice, così come le linee, aiuta ad accompagnare l’occhio dello spettatore verso il punto più importante della nostra fotografia. Ma le cornici oltre mettere in evidenza il soggetto possono essere molto utili anche per inserire parte del contesto senza che questo sia troppo “pesante” (ricordate sempre di non esagerare). Aiutano a dare un senso di profondità aggiungendo in qualche modo un elemento ad un piano diverso da quello del soggetto principale. In questo modo lo sguardo correrà in avanti facendosi strada attraverso la cornice. Siamo “animali curiosi” e l’idea di sbirciare attraverso il buco della serratura ci farà venire voglia di guardare oltre la cornice. Alcuni elementi, come ad esempio finestre o aperture, sono ottime cornici se abbiamo a che fare con fotografia in città, in strada o in un ambiente che in qualche modo include elementi architettonici. In fotografia di natura elementi utili a diventare cornici possono essere alberi, foglie o rocce… FANTASTICO, BRAVISSIMA…fino ad ora cose utili, ma anche un po’ noiose e diciamolo.. non tanto originali!!! Che barba… proviamo ad andare oltre??!!! Nell’immagine di copertina secondo voi a me realmente interessava qualcosa dell’orrida statua all’interno della cornice?!?!? No effettivamente no! In questo caso io ho forzato una struttura a cornice per fare sì che l’occhio dello spettatore trovasse un costrutto riconoscibile nell’immagine. Ho utilizzato una struttura evidente come quella della cornice per dare ordine al caos. Il mio interesse era per l’ambiente in sè. Trovavo meravigliosi i colori dell’autunno sulla neve ma avevo bisogno di un modo utile per mostrarli. Allora ho usato questa cornice di linee di alberi ,di foglie, di fronde e della panchina per raccontarla. Il busto era lì e serviva solo per dare un punto di “approdo” allo sguardo. Ecco insomma vanno bene le “regole” di composizione… ma fatele assolutamente vostre usatele e plasmatele a vostro piacimento. Provate, riprovate, sbagliate e soprattutto andate sempre oltre, studiate e stravolgete… ma prima un po’ studiate!!! 🙂

17. (S)BILANCIAMENTO DEL BIANCO

A grande richiesta una dissertazione sul bilanciamento del bianco. Come dico sempre la macchina fotografica è uno strumento “stupido” molto più di noi. Noi siamo in grado di vedere e di rielaborare, lei no. Cosa succede se prendiamo 2 lampadine una calda e una fredda e le mettiamo vicine!? Noi vediamo una luce un pochino più azzurra e una leggermente più gialla. La macchina no. La macchina vede una luce MOOOLTO blu e una luce MOOOLTO gialla. In situazioni di luce monocromatica (o con una forte predominanza) la macchina tende a regolarsi bene anche da sola (bilanciamento del bianco in automatico) ma in situazioni miste o in condizioni di scarsa luminosità le macchine cominciano a soffrire parecchio. Ecco che quindi in alcune condizioni bilanciare il bianco manualmente può essere molto utile: potrete scegliere voi quale “illuminazione” presente in scena utilizzare come “bianco”, oppure andare ad aiutare la macchina in caso di sofferenza. Se noi (o la macchina se in automatico) sbagliamo il bilanciamento otteniamo un’immagine con una forte dominante (generalmente tendente al blu o al giallo). Avere persone con la carnagione dei Simpson affatto non è proprio gradevole!!! ATTENZIONE 1: la luce del giorno cambia molto e così la sua temperatura… se la modificate manualmente ricordatevi poi che va sempre sistemata ad ogni cambio di luce (basta che arrivi una nuvola). Se la lasciate in automatico va normalmente approssimativamente bene, ma potrebbe non essere l’ideale per la scena. Insomma.. come sempre, dipende! ATTENZIONE 2: poiché il mondo è ingiusto e crudele e ci vuole molto male, la temperatura di luce si misura in gradi Kelvin e le luci calde sono rappresentate da bassi gradi Kelvin (tipo 3.200) e quelle fredde da alti gradi Kelvin ( tipo 5.500!!). Mai una gioia!!! 🙁 ATTENZIONE 3: a volte sbilanciare il bianco può essere MOLTO utile per dare un mood più caldo o più freddo all’immagine. Per esempio nell’immagine del ghiaccio di copertina il bilanciamento è stato volutamente spostato per raffreddare l’immagine. (E sì: avrei potuto farlo anche dopo in post… ma mi piace pensare la fotografia prima di scattarla e quindi fare in macchina quello che posso!) Ecco quindi a volte potete Sbilanciare il bianco per ottenere un effetto diverso con vostre immagini! CON QUESTA RIFLESSIONE SCATURITA DA UNA RICHIESTA DI ALFONSO DIREI CHE POSSIAMO INAUGURARE LA RUBRICA: DUBBI, DOMANDE, PERPLESSITÀ’? SCRIVILE QUA! Insomma se avete qualche domanda fatevi avanti!!! 🙂 🙂

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