Gallery

Contatti

16. RIFLESSIONE SULLA FOTOGRAFIA… E I SUPERPOTERI

Oggi mi sveglio con pensieri e riflessioni. In questo periodo abbiamo assistito, non so se ci avete fatto caso, alla polemica sugli assembramenti e di come la scelta di inquadratura e obiettivo possano modificare in qualche modo la percezione di quello che vediamo. Bene, questo mi ha suscitato un pensiero, sulla potenza della fotografia. Così vi racconto un simpatico siparietto (simpatico più o meno come la nuova fidanzata del vostro ex che fa la modella, è alta 20 cm più di voi e pesa 10Kg di meno …) che mi è capitato qualche anno fa. Parlavo con un collega fotografo di reportage, una persona affermata che si occupava di cronaca, circa della mia età, molto in gamba. Bene quando gli ho raccontato che mi occupo anche di fotografia di paesaggio la sua reazione è stata circa questa: Ma che cazzo di senso ha adesso fotografare paesaggi che tanto stanno lì e li vedono tutti?! Ormai tutto è stato fotografato. A che cazzo serve?! Il paesaggio è lì…che devi fotografare?! Ora… 2 considerazioni facili facili. La prima: sei un po’ cafone perché tutto questo te lo puoi anche evitare (e io dico cafone perché sono una signora!). Insomma, posso anche pensare che fai un lavoro inutile ma magari ho la decenza di non dirtelo in questo modo! Che non significa non essere ipocriti… significa proprio non essere stronzi! (niente, ho già finito di essere una signora!) Seconda considerazione: no ma veramente?!?!?!??!?!?!?!??!? Io mi batto e professo ogni istante e ad ogni viaggio, di come ogni momento e ogni immagine nella nostra testa sia unica e irripetibile, di come possiamo creare con la nostra macchina fotografica qualcosa di meravigliosamente intimo, unico e personale… e tu mi dici queste cose?!?!?!? Fermo restando che come potete immaginate la conversazione non si è protratta molto a lungo. Questo mi ha lasciato un po’ di riflessioni. E’ vero che ormai abbiamo visto tutto: insomma potete googleare un qualsiasi posto sulla faccia del pianeta e trovare un sacco di foto. Ma che cosa significa davvero vedere?! Io credo che la potenza della fotografia sia sempre riuscire a mostrare quello che noi stiamo vedendo e sentendo in quel momento. Riuscire a catturare qualcosa con i nostri occhi, rielaborarlo con il nostro cervello (e il nostro cuore) e ributtarlo nel mondo attraverso la fotocamera! Ecco che allora, con questo spirito, tutto può e deve essere fotografato e rifotografato all’infinito perché tutto cambia, tutto scorre (πάντα ῥεῖ – Eraclito studiato al liceo… esci da questo corpo!) e soprattutto noi cambiamo ogni istante e ad ogni istante creiamo pensieri diversi. Noi possiamo mostrare tutto e il contrario di tutto. Ecco l’invito di oggi… pensate ogni fotografia come un oggetto unico e prezioso, come qualcosa di irripetibile. A questo punto ogni cosa avrà senso di essere fotografata! (anche il paesaggio… tiè!). E attraverso i SUPERPOTERI che ci regala la fotografia (obiettivo, inquadratura, tempo, profondità di campo…ecc) possiamo plasmare la realtà a nostro piacimento! E’ BELLISSIMO! 🙂

Namib - Viaggio fotografico deserto

13.LINEE DIAGONALI

CONFESSATE: siete già passati dalla fase in cui fate tutte le foto storte? La fase in cui tutti i ritratti sono inclinati?! No, non è un problema di labirintite, ma l’inconsapevole accorgersi che una linea diagonale è più dinamica di una verticale o orizzontale. E così ecco la fase storta che molti fotografi attraversano! Tranquilli ci siamo passati tutti: poi passa! Ma vi siete mai chiesti perché le linee diagonali ci piacciono così tanto?! Noi tutti (ahimè) siamo soggetti alla forza di gravità! Ci aspettiamo quindi che ciò che si trova in posizione verticale e ciò che si trova in posizione orizzontale (ancora di più) sia tendenzialmente stabile. Quello che invece è inclinato (se parliamo di linee possiamo dire in diagonale) si trova in una posizione a maggior energia potenziale (maledetto ingegnere esci da questo corpo!) Insomma: poiché le linee diagonali si trovano in posizione instabile rispetto alla forza di gravità (ci aspettiamo che prima o poi cadano da una parte o dall’altra) trasmettono una sensazione di maggiore dinamica. Ci suggeriscono un’idea di movimento perché in qualche modo se non ci fosse una spinta dinamica ci aspetteremmo di vederle orizzontali o verticali, cioè in una posizione stabile! Le linee diagonali permettono quindi di far correre velocemente lo sguardo all’interno del fotogramma, di scorrere l’intera immagine, da un’angolo all’altro. Le linee diagonali possono presentarsi naturalmente oppure, cosa che accade spesso, essere dovute alla prospettiva. Oltre a rendere più leggibili le immagini, le linee possono contribuire a evidenziare un soggetto a far scorrere cioè lo sguardo dello spettatore dove vogliamo noi. Insomma sfruttatele, provate a costruire e soprattutto provate a individuarle e ad utilizzarle nella costruzione dell’immagine. Funzionano molto bene!

12. LINEE VERTICALI

Le linee verticali trasmettono una sensazione di maggiore dinamica rispetto alle linee orizzontali, opponendosi in qualche modo alla posizione stabile, “sdraiata” dell’orizzonte. La spinta visiva è quella dall’alto verso il basso o viceversa, e così accompagnano l’occhio dell’osservatore a muoversi nell’immagine anche in alto e in basso. In alcuni casi, e a seconda dell’inquadratura, potremmo quasi dire che le linee verticali spingono l’osservatore in avanti all’interno dell’immagine (o indietro). Aiutano a “bucare” l’immagine!! Spesso quando la dominante nell’immagine ha una tensione verticale tendiamo a girare la fotocamera per scattare proprio in questa direzione. In questo modo accompagniamo meglio il flusso dello sguardo. Alberi, figure umane e palazzi sono, ad esempio, dei soggetti con una spinta verticale naturale che si prestano in modo quasi istintivo all’inquadratura in questa direzione. Quando invece gli elementi verticali tendono a ripetersi è interessante notare come una scelta di inquadratura orizzontale possa risultare vincente. Ecco quindi che una inquadratura orizzontale di elementi ripetitivi verticali regala un forte senso di ritmo all’immagine. Tendiamo dividere le linee ma in moltissimi casi queste vivono e convivono nell’immagine, creando equilibri, disequilibri e tensioni dinamiche interessanti. Vediamo un po’ di esempi. Un ritaglio dell’immagine verticale avrebbe reso ancora più potente la linea del sentiero ma avrebbe estrapolato molto il contesto. A mio parere è meno efficace. Nell’immagine precedente le linee (verticale della strada, orizzontale dell’orizzonte ed obliqua della montagna) creano una tensione visiva più interessante. L’immagine iniziale, a Yellowstone rappresenta una serie di alberi sotto una grande nevicata. L’inquadratura è stata scelta in modo da riempire il fotogramma con alberi e con la neve, giustificando una linea di orizzonte, quasi centrale, con i 3 alberi alti che spiccano. Tutte le linee si possono assimilare a verticali (alberi) ma insieme formano un ripetersi di elementi che crea un andamento orizzontale (se guardate l’immagine il ripetersi di pini fitti crea quasi un continuo orizzontale), regalando maggior peso alla nevicata. Il taglio quindi dona ampiezza e aumenta la sensazione di immensità della foresta. Insomma: la cosa importante è che cerchiate di individuare queste direttrici, che proviate a sfruttarle e a sperimentare. Come sempre: guardare, camminare e provare!!

Lezione fotografia sulle linee orizzontali - Manuale fotografico di sopravvivenza fotografica di Elisabetta Rosso

11. LINEE ORIZZONTALI

Le linee orizzontali tendono a fermare o comunque rallentare lo scorrimento dello sguardo nell’immagine. Trasmettono un senso di tranquillità e di quiete, ma allo stesso tempo di staticità o immobilità. Le linee orizzontali richiamano la linea dell’orizzonte (ma vaaa) e danno quindi un punto di riferimento che ci trasmette stabilità. Anche la mano dell’uomo ci può fornire di queste linee. Architetture e geometrie ci regalano rette decise. Gradini, impalcature, cornicioni, linee delle finestre. Ma anche in natura sono facilmente rilevabili: linee disegnate da campi e prati, linee create da elementi sovrapposti, striature nel cielo o linee di acqua, nuvole o ombre. Sbizzarritevi! L’orizzonte Abbiamo accennato al fatto che la linea di orizzonte è senza dubbio una linea di particolare importanza. Il posizionamento rispetto al fotogramma della linea di orizzonte è importante e significativa.  Non ci sono regole assolute per il posizionamento dell’orizzonte ma è fondamentale fare una scelta consapevole. Se vogliamo dare una forte importanza al cielo, perché particolarmente significativo, porremo la linea di orizzonte verso il basso, per lasciare al cielo più spazio nel fotogramma. Se la nostra sensazione è che cielo e terra abbiano importanza similare allora probabilmente cercheremo di porre l’orizzonte in posizione più centrale. Al contrario se il cielo non offre particolari interessi e la parte bassa dell’immagine è particolarmente significativa, cercheremo di posizionare l’orizzonte in alto. Almeno in fotografia paesaggistica, tendenzialmente, si predilige una linea di orizzonte allineata  al fotogramma (insomma l’orizzonte storto normalmente è un discreto fastidio!) Difficilmente un orizzonte pendente sarà piacevole (a meno che per qualche motivo compositivo o emotivo non decidiate deliberatamente di inclinarlo). Un orizzonte leggermente storto risulta solitamente piuttosto odioso e basta!! Se poi è presente dell’acqua che come sappiamo tende a livellarsi, la questione nella maggior parte dei casi diventa davvero molto molto molesta!! SUGGERIMENTO! Se, come me, tendete ad avere problemi a stare in bolla e non siete perfettamente centrati, potete attivare la funzionalità di orizzonte virtuale sulla vostra macchina fotografica. Se questa funzionalità (che generalmente si presenta come una specie di “bolla”, una linea di orizzonte virtuale che magicamente vi avverte se siete bene orizzontali) può dare fastidio (io non la uso perché mi risulta invadente ma se non l’avete mai provata vi suggerisco di farlo), il consiglio è di prestare molta attenzione e nel caso tenere l’inquadratura leggermente più ampia (LEGGERMENTE!… non è che mi inquadrate tutto il pianeta!), in modo che se dovesse essere necessario raddrizzare un po’ l’immagine (e quindi inevitabilmente ritagliare un po’) non correte il rischio di eliminare elementi utili.

Islanda - viaggio fotografico in 4x4 - corso di fotografia online

10.LINEE

Cominciamo con le forme geometriche più semplici, quindi con l’utilizzo delle linee. Orizzontali, verticali, oblique o curve le linee si possono presentare in natura in modo molto esplicito o semplicemente suggerito. La linea diagonale di una montagna è, ad esempio, una linea forte e continua, decisa che divide o accompagna in modo importante. Poiché abbiamo detto che una delle problematiche della fotografia di paesaggio e natura è spesso quella di catturare l’attenzione dello spettatore, le linee sono un bellissimo strumento per guidare l’occhio di chi guarda verso il luogo che ci interessa, verso il soggetto della foto, dove ci fa comodo, insomma! Le linee più semplici che possiamo individuare sono le linee rette. Linee decise che a seconda della loro direzione possiamo semplificare in orizzontali, verticali e diagonali. Le linee perfettamente rette sono difficilmente presenti in natura, ma molte linee naturali sono assimilabili a rette. Rette invece sono spesso le linee frutto dell’intervento umano. Cerchiamo di vederle e di inserirle nella nostra immagine, per portare chi guarda dove vogliamo o per dare ritmo all’immagine. ATTENZIONE: quando facciamo fotografia di paesaggio siamo spesso tentati di eliminare tutto ciò che non è naturale: detestiamo case, pali della luce e la presenza umana in generale. Spesso mi viene chiesto se tolgo “quella robaccia in post-produzione”. Allora: io sono una dura e pura del timbro-clone: assolutamente non lo uso (se non per eliminare le macchie del mio povero sensore) e non tolgo mai nessun elemento presente nella scena! Se un elemento è lì in foto e non l’ho visto… anatema su di me e feroce punizione perché dovevo guardare! (torno alla lezione 2!) Se l’ho visto e non posso toglierlo dall’inquadratura, allora provo a sfruttarlo: abituiamoci a utilizzare al meglio tutto ciò che non possiamo eliminare! Sopra ho provato a fare un esempio con linee e senza linee: e sì ho usato il timbro-clone (molto male e molto rapidamente!) per togliere le righe, ma naturalmente solo ad uso esclusivo di questo esempio. Le mie righe di pneumatico della foto le tengo ben strette! Aiutano a riempire il fotogramma e un paio di loro mi accompagnano verso la minuscola figura umana che contribuisce a dare un punto di riferimento dimensionale all’ambiente fotografato. Il taglio verticale accompagna meglio le linee di quello orizzontale. Fotografare un ambiente molto vuoto come questo è molto difficile. Linee e direttrici possono essere un aiuto fondamentale! Che dite? Avete provato? Funziona?

9. TEORIA DELLA GESTALT

Ora fingo di essere una persona seria e provo a introdurre un concetto, molto noto ma molto interessante! Questa è una teoria psicologica davvero complessa e riguarda la percezione. Non avendo (purtroppo) abbastanza competenza per addentrarmi troppo nel merito, mi limito ad analizzare invece quelle che sono le sue pratiche applicazioni in ambito fotografico (ma se vi interessa trovate un sacco di materiale). Nel nostro campo possiamo semplificare questa teoria con un concetto abbastanza semplice: il tutto è diverso, superiore, rispetto alla somma delle sue parti ( … va che proprio semplice no, ma in realtà come spesso succede è più facile da fare che da spiegare!)

8. ORIZZONTALE O VERTICALE?

Le linee sono le forme più semplici (lasciamo da parte i punti per ora) e da quelle inizieremo a parlare. La prima scelta di linee, anche se spesso non ci si pensa, è la scelta della direzione del fotogramma. Quando scattiamo un’immagine, in qualsiasi formato sia, questa è caratterizzata da dei limiti: i bordi appunto del fotogramma. Vi sembra un’osservazione banale? Beh in realtà fino ad un certo punto. Avete mai pensato che anche quelle sono linee e che si possono e si devono sfruttare!? Beh a meno che non scattiate in formato quadrato (prima o poi parleremo anche di tagli, ritagli e formati) la vostra immagine in quanto rettangolare sarà caratterizzata da una direzione. Orizzontale o verticale. La prima scelta compositiva che facciamo e che probabilmente è la più istintiva per qualsiasi fotografo è la posizione con cui impugnato la macchina fotografica. Sfoderiamo la nostra macchina fotografica e quasi senza pensarci la sistemiamo in una direzione piuttosto che in un’altra. Alcuni soggetti hanno tendenzialmente una direzione: ad esempio palazzi, persone, alberi saranno inquadrati con un formato verticale in modo più istintivo rispetto a paesaggi o gruppi di persone.

7. ACCOMPAGNARE

Come abbiamo visto se l’occhio dell’osservatore vaga senza meta all’interno dell’immagine non trovando un preciso punto di interesse la fotografia risulta, confusa e poco leggibile. E così rischiamo di scatenare l’odioso ’effetto “mmmm …????” Dobbiamo quindi provare ad accompagnare l’occhio di guarda le nostre foto in modo da indirizzarlo. Linee e forme geometriche da sempre sono funzionali a questo scopo. Non solo in fotografia, ma anche in arte l’uso di forme, linee e geometrie è da sempre utilizzato per rendere un’immagine più leggibile e più piacevole. Ad esempio il triangolo come elemento per l’organizzazione della composizione si ritrova spesso nei dipinti e nella scultura del Rinascimento. Questa distribuzione trasmette ordine e stabilità. 

Namibia - fotografie deserto

6. VISTA VISIONE E VISIONARI

Intendo la vista come il processo “meccanico” con il quale siamo in grado di vedere. Mentre intendo la visione come la reinterpretazione che fa il nostro cervello di quello che la vista ci propone. E noi come fotografi dobbiamo cercare di essere visionari! In sostanza la vista è in qualche modo un processo oggettivo mentre la visione in quanto reinterpretazione è un processo soggettivo. La macchina fotografica in quanto strumento meccanico (al giorno d’oggi anche elettronico) è tendenzialmente “stupida”, è oggettiva e realizza un’immagine “oggettiva” ( e a volte stupida!).  Quello che noi vediamo però quando guardiamo un paesaggio non è puramente oggettivo ma mediato dalla nostra percezione. Ecco perché quando scattiamo una fotografia di un bel panorama che ci ha emozionato, ci capita di avere la sensazione che non “ci sia nulla” di quello che avevamo visto, o che le cose che tanto ci avevano colpito “spariscano” all’interno dell’immagine, confuse tra molti elementi “inutili”. Questo accade perché il nostro cervello rielabora quello che vede dando dei pesi diversi alle cose interessanti. Così quel singolo fiore in un prato che tanto ci sembrava bello quando cerchiamo di fotografarlo nel suo contesto sparisce completamente. Il nostro occhio aveva “visto” fiore nel campo e il nostro cervello gli ha attribuito un peso maggiore a quello che effettivamente aveva. La macchina fotografica si limita a vederlo. Sta a noi utilizzare tutte le nostre competenze di composizione per dargli maggiore peso.

Sguardi - Brasile

5. L’EFFETTO “MMMM”

Abbiamo già accennato al fatto che spesso nella fotografia di paesaggio la composizione sia un aspetto fondamentale, forse ancora più importante che in altri tipi di fotografia. Perché? Perché spesso traiamo soddisfazioni maggiori fotografando una persona ad esempio, piuttosto che un paesaggio? ( Non pensate subito male: non sto parlando delle indubbie soddisfazioni del fotografare modelle, o purtroppo molto più raramente modelli, seminudi ) Ma del fatto che spesso è più “facile” fotografare le persone, semplicemente perché il soggetto di queste immagini è evidente, e quindi il contenuto della foto più facile da individuare.

  • 1
  • 2
error: Content is protected !!