Intendo la vista come il processo “meccanico” con il quale siamo in grado di vedere. Mentre intendo la visione come la reinterpretazione che fa il nostro cervello di quello che la vista ci propone. E noi come fotografi dobbiamo cercare di essere visionari! In sostanza la vista è in qualche modo un processo oggettivo mentre la visione in quanto reinterpretazione è un processo soggettivo. La macchina fotografica in quanto strumento meccanico (al giorno d’oggi anche elettronico) è tendenzialmente “stupida”, è oggettiva e realizza un’immagine “oggettiva” ( e a volte stupida!). Quello che noi vediamo però quando guardiamo un paesaggio non è puramente oggettivo ma mediato dalla nostra percezione. Ecco perché quando scattiamo una fotografia di un bel panorama che ci ha emozionato, ci capita di avere la sensazione che non “ci sia nulla” di quello che avevamo visto, o che le cose che tanto ci avevano colpito “spariscano” all’interno dell’immagine, confuse tra molti elementi “inutili”. Questo accade perché il nostro cervello rielabora quello che vede dando dei pesi diversi alle cose interessanti. Così quel singolo fiore in un prato che tanto ci sembrava bello quando cerchiamo di fotografarlo nel suo contesto sparisce completamente. Il nostro occhio aveva “visto” fiore nel campo e il nostro cervello gli ha attribuito un peso maggiore a quello che effettivamente aveva. La macchina fotografica si limita a vederlo. Sta a noi utilizzare tutte le nostre competenze di composizione per dargli maggiore peso.
Abbiamo già accennato al fatto che spesso nella fotografia di paesaggio la composizione sia un aspetto fondamentale, forse ancora più importante che in altri tipi di fotografia. Perché? Perché spesso traiamo soddisfazioni maggiori fotografando una persona ad esempio, piuttosto che un paesaggio? ( Non pensate subito male: non sto parlando delle indubbie soddisfazioni del fotografare modelle, o purtroppo molto più raramente modelli, seminudi ) Ma del fatto che spesso è più “facile” fotografare le persone, semplicemente perché il soggetto di queste immagini è evidente, e quindi il contenuto della foto più facile da individuare.
A questo punto sappiamo come vogliamo realizzare la nostra immagine e presumibilmente faremo una serie di scelte atte a creare questa immagine. La scelta comprenderà molti aspetti, da un lato i tecnicismi ( chiamiamoli così) della macchina fotografica e dall’altro le scelte compositive.
Se pensate che fotografare sia un hobby poco faticoso vi sbagliate… tocca muoversi! Perché spesso guardare non è sufficiente. O meglio, quello che dobbiamo fare è cercare di guardare dappertutto. Dobbiamo muoverci. Siamo troppo spesso tentati dalla pigrizia e ci fermiamo alla prima impressione o alla prima “postazione fotografica”. Proviamo a spostarci. Dobbiamo essere curiosi (sì sono noiosa e lo ripeto!) Proviamo a cercare un altro punto di vista. Proviamo a guardare quello che ci circonda da tutte le angolazioni possibili. Solo così saremo certi di avere scelto lo scorcio migliore, di avere trovato il punto giusto per creare la nostra immagine. Se ci fermiamo alla prima impressione, al primo punto di vista, alla prima area di sosta corriamo il rischio di perderci qualcosa di meglio o anche solo di diverso. Quindi abituiamoci a guardare un po’ più in là, ad essere sempre un passo avanti. Ricordiamoci di visualizzare.
Ebbene sì guardare prima di fotografare è una gran bella idea. Sembra una cosa banale da dire e invece conosco molte persone che non vedono, semplicemente perché non guardano. Guardare non è stare lì davanti a un soggetto (di qualsiasi genere sia…) con lo sguardo da mucca al pascolo. Per guardare occorre impegnarsi.
Per molti di noi la fotografia è un modo per raccontare e raccontarsi. E in effetti così dovrebbe essere in quanto linguaggio. Quindi il primo consiglio è quello di avere qualcosa di dire… quando si vuole comunicare è generalmente una cosa molto utile!
Avevo deciso di cimentarmi con la stesura ambiziosa di un libro di fotografia, un manuale diciamo. Questo perché sentivo la necessità di mettere insieme un po’ di esperienze e informazioni raccolte con il tempo. In realtà ad un certo punto mi sono chiesta il perché lo stessi facendo. Voglio dire: di manuali di fotografia ce ne sono tantissimi. Poi ho anche realizzato che, pur amando moltissimo la fotografia, mi stavo terribilmente annoiando a scriverne. Così mi sono resa conto di una cosa comune a moltissimi manuali fotografici: sono noiosi. O meglio sono nella maggior parte terribilmente seriosi. Per seriosi intendo che tutti si prendono terribilmente sul serio.
Chi sono Sono Elisabetta: 10 anni fa ho avuto la bella pensata di appendere la laurea in ingegneria al chiodo, di mollare tutto, rimettermi in gioco e occuparmi di fotografia a tempo pieno! Della vita di prima mi mancano solo lo stipendio fisso e la mutua! E si hai voglia di leggere la mia biografia: Elisabetta Rosso Mi occupo di viaggi fotografici, formazione e wedding! https://www.facebook.com/elisabettarossophotography https://instagram.com/elisabettarossophotography elisabettarosso.com istantidimatrimonio.it